di Frances Hardinge (traduzione di Giuseppe Iacobaci), Mondadori

Un fantasy per ragazzi, ambientato in epoca vittoriana. Non voglio parlarvi della trama, no. Voglio puntare una lente di ingrandimento su un tema scottante portato dall’autrice nel libro.
La Hardinge, infatti, illustra perfettamente come a quell’epoca il binomio scienza-donna fosse totalmente inconcepibile. L’unica “scienziata” del libro rimane nell’ombra fino alla fine; a Faith, ancora ragazzina, viene insegnato un solo dovere, quello del focolare domestico; numerose volte, poi, viene detto come, dato che la donna ha un cranio più piccolo rispetto all’uomo, ha un’intelligenza inevitabilmente “meno spiccata”.
Sembra quasi impossibile poter legare un fantasy per ragazzi al tema donna in scienza, ancora così attuale. Ma eccolo qui, sotto i vostri occhi.
Il posto nella comunità scientifica ce lo siamo dovuto sudare duramente.
Voglio così ricordarvi alcune donne meno conosciute che hanno dato il loro contributo alla scienza:
– Merith Ptah, 2.700 a.C., medico. Annoverata come la più antica scienziata
– Laura Bassi, 1711, fisica. Le sue dissertazioni furono fondamentali per le idee di Isaac Newton
– Carol Greider, 1961 e Helizabeth Blackburn, 1948. Premi Nobel per la Medicina, hanno scoperto i telomeri, i cappucci del DNA
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